giovedì 20 gennaio 2011

Un San Valentino “spaziale”….

San Valentino è fra un mese circa, ma meglio prendersi avanti e iniziare già a pensare cosa regalare all’amato/a. Certo tutti noi vorremmo regalargli/le la Luna, ma è piuttosto complicato….

Quest’anno però potremo seguire tutti assieme  un incontro veramente speciale per il giorno di San Valentino.

Infatti la sonda NASA Stardust (“Polvere di Stelle”) incontrerà la cometa Tempel-1 per  capire “come è fatta dentro". Ovvio che la data è stata scelta da NASA per motivi di comunicazione, forse un po’ troppo stucchevole come trovata, ma intanto guardiamoci una bellissima immagine della più bella cmeta visibile a occhio nudo degli ultimi 50 anni: la Hale Bopp, che prende, come tutte le comete, il nome da chi la avvistò per prima. Spettacolare perché rimase visibile per molte settimane sopra i nostri cieli nel 1997 con una doppia coda enorme che si estendeva per centinaia di migliaia di chilometri. 

halebopp3_pacholka_big

Ma perché proprio la Tempel-1 come obiettivo per il rendez-vous spaziale di San Valentino ? A parte il motivo semplice, ma fondamentale, che è ad una distanza e percorre un orbita tale da essere raggiungibile dalla sonda  Stardust, è che su Tempel-1 c’è un lavora lasciato a metà e qui sotto ne 
 vediamo bene la ragione.  

HRI_937_1

E’ il nucleo della cometa, poco più di un enorme “sasso” di qualche chilometro, pensiamo all’Everest lanciato nello spazio per farci un idea, formato da un impasto di polvere primordiale e ghiacci di vari elementi.

La luminescenza che si vede è dovuta ad una specie di “nuvola” di polvere creata dall’impatto di un proiettile da 372 chili lanciatoli contro dalla sonda Nasa “Deep Impact” nel 2005. Qui sotto una ricostruzione d’artista della sonda e della cometa nel momento fatidico in cui avviene il lancio dell’impattatore, un metodo piuttosto violento e criticato, ma economico per capire cosa c’è sotto la crosta di una cometa.
 

L’impatto creò una nuvola di polvere, come abbiamo visto, che però “accecò” letteralmente la telecamera  di Deep Impact.
Questo il motivo per cui ora Stardust viene mandata ad osservare il cratere formato, in un incontro  che si spera sia risolutivo. 

Studiare le comete è infatti molto importante, dato che si presume siano rimaste intatte fin dai primi istanti della formazione del sistema solare, 4.5 miliardi di anni fa. Lì potrebbe esserci, in altre parole, il vero segreto delle nostre origini.

Ma ancora qualche parola su Stardust, una sonda molto interessante e assai meno “machista” di Deep Impact. Nel 2004 Stardust incontrò la cometa Wild2 che, come vedete qui sotto, è anch’essa di aspetto piuttosto sassoso e deludente rispetto alle comete che sviluppano la coda per effetto della radiazione solare che le "sgela" un po'.
 
wild-2

Stardust raccolse la polvere proveniente da Tempel 1 passandoci molto vicino e semplicemente raccogliendola con una specie di racchetta cosparsa di materiale “appiccicaticcio” (aerogel) che riusciva a catturare le polveri e conservarle. Ecco la racchetta cosmica qui sotto.

Stardust_Dust_Collector_with_aerogel

Il materiale poi fu lanciato sulla Terra con un’apposita capsula, atterrata il 15 Gennaio del 2006. i campioni sono stati distribuiti a laboratori selezionati di tutto il mondo, fra cui uno italiano a Napoli, per essere analizzati. E le scoperte non mancarono.

Qui sotto la capsula appena atterrata al suolo e il filmato del rientro in atmosfera ripreso da un aereo NASA.  A risentirci su questo dopo San Valentino….





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