Ieri, 8 aprile, Giovanni Caprara ha presentato nell'Aula Magna dell'Università di Padova il suo ultimo libro, "Storia Italiana dello Spazio" . Presenti al tavolo del conferenziere anche il prorettore Gnesotto, il direttore del Cisas (Centro attività spaziali) Piero Benvenuti e il Direttore del Master CS Alessandro Pascolini.
Sono molto contento di ospitare in questo blog le impressioni di due studentesse del Master in Comunicazione della Scienza , che hanno, assieme ad altri compagni, partecipato all'interessante e avvincente conferenza. Claudia Bellone per prima e Irene Teso per seconda.
La prossima volta che salirete in auto, accendete il
navigatore ma guardate in alto. Si, proprio in alto: c’è Italia lassù.
Da 634 anni, da quando i veneziani si sono inventati la parola “razzo”, gli
italiani viaggiano nello Spazio prima con la fantasia e poi con la tecnologia.
Ce lo racconta Giovanni Caprara nel suo ultimo libro “Storia italiana dello
Spazio”, uscito per Bompiani.
“Ho scritto una storia che meritava di essere
raccontata”, dice Caprara “perché noi italiani pensiamo sempre di essere gli
ultimi arrivati, e non abbiamo fiducia nelle nostre possibilità”. Ed è un filo rosso che si dipana lungo parecchi secoli, dai fratelli pirotecnici bolognesi fabbricanti di razzi nel 1540 ai Savoia, finanziatori della ricerca tecnologica, dai canali di Marte di Schiaparelli all'ingegnere Luigi Gussalli, inventore di un motore a reazione rivoluzionario che già nel 1923 chiedeva al mondo “Si può
tentare un viaggio dalla Terra alla Luna?” e Marinetti rispondeva “sì”. Venendo poi a tempi più recenti e tornando in Veneto, e proprio a Padova, troviamo Giuseppe Colombo che nel 1974 fece "cambiare idea" alla NASA che, grazie suo intervento, mandò la sonda Mariner 10 a studiare Mercurio da vicino per ben 3 volte nello stesso viaggio, grazie al famoso effetto fionda.
Storia
passata? Il rischio è proprio questo. “I risultati migliori si sono ottenuti
quando c’è stato un dialogo tra il mondo della ricerca e il mondo politico, in
particolare negli anni 60-70, quando i politici guardavano a tutto ciò che poteva essere utile allo sviluppo dell’Italia” conclude Caprara.
“Oggi abbiamo bisogno di una capacità di visione e del coraggio di osare, di rischiare che personaggi di quegli anni avevano”. E forse guardando ai nostri pionieri dello Spazio, quel coraggio lo ritroviamo.
Claudia è la prima della fila con gli occhiali e ora tocca a Irene Teso ultima, ma solo nella fila ;DD
Coraggiosi e
visionari: storie di astronomi italiani
Ieri, per la prima volta, sono entrata nell'Aula Magna del Bo', la sede storica dell'Università di Padova. E' stato in occasione di un evento davvero
speciale, almeno per noi "aspiranti comunicatori della scienza". Ad attendere noi, così come molti altri appassionati e curiosi, c'era Giovanni Caprara,
giornalista scientifico del Corriere della Sera, che ci ha presentato il
suo libro Storia italiana dello spazio.
Come è facilmente
intuibile dal titolo, l'intervento si è concentrato sugli avvenimenti
più importanti della storia dello spazio nel nostro Paese, abilmente
raccontati da chi di queste cose ne sa, e ne sa bene. Ciò che colpisce è però
un altro aspetto della narrazione. Caprara esordisce infatti sottolineando che
la sua è una storia, e come tale va raccontata. Questo ci porta subito a
immaginare che quello di cui ci sta per parlare non sia solamente una raccolta
di episodi, ma una vera e propria collezione di racconti in ordine cronologico.
Fin dall'inizio
l'impressione è quella di essere tornati un po' ragazzini, a quei tempi in cui
si cominciano a leggere i primi romanzi di fantascienza. Il nostro ospite ci
introduce a concetti come i primi studi sullo spazio e i prototipi di razzi,
utilizzando espressioni quali “conquistare il cielo” e cercando di descriverci
i “primi strumenti per volare sulle nuvole”.
Grazie all'uso di un
linguaggio molto semplice, a tratti quasi fiabesco, veniamo condotti con puntualità e
chiarezza attraverso episodi che hanno segnato la storia, ma soprattutto
impariamo a conoscere le personalità che questa storia hanno resa possibile.
Riusciamo quasi a immaginare Enrico Forlanini che fa le prove del suo primo
aereo a razzo, o quella spia mandata dagli USA in Italia dopo la seconda guerra mondiale a scovare scienziati, "utili" o "pericolosi" per il predominio americano dello spazio. Ognuno di noi ovviamente ci ha messo sopra col pensiero la faccia del proprio 007 preferito.
Ed è proprio la narrazione che si snoda attraverso persone che poi ci resta come regalo da portare a casa, oltre a
un libro con dedica. Se pensiamo, una
volta usciti da quella sala, a cosa è rimasto in mente, la risposta è sicuramente
i volti di chi ha “scritto” questa storia con i suoi tentativi, scoperte e, perchè no, errori.
Caprara ci lascia con
l'immagine di uomini “coraggiosi e visionari”, che hanno saputo osare e
rischiare per lasciare qualcosa a noi del futuro. Ed è proprio questo che manca
nel nostro presente, quei “coraggiosi e visionari” che hanno cambiato la
storia, dei quali noi speriamo un giorno di poter raccontare.
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